Malformazioni uterine
Le malformazioni uterine sono delle anomalie, di regola di natura congenita, che riguardano una percentuale piuttosto elevata di donne (se si considerano anche le deviazioni lievi, interessano circa il dieci percento delle donne). Tali malformazioni in genere non causano problemi significativi ma, in una percentuale che si assesta intorno al tre percento, possono essere causa di infertilità e/o di aborti spontanei ripetuti; è stato calcolato, del resto, che circa il tredici percento delle donne che soffrono di aborti ricorrenti presenta una deviazione dell’utero.
Nonostante le malformazioni di cui trattasi solitamente siano asintomatiche, è bene effettuare uno o più degli esami specifici (di seguito descritti) ogni qual volta la paziente lamenti alcuna delle possibili conseguenze di una deviazione uterina; in seno a quest’ultime, destano attenzione dismenorrea (intensi dolori mestruali), sindrome premestruale caratterizzata da forti fitte al basso ventre, tendenza, fin dalla tenera età, a contrarre infezioni alle vie urinarie e anomalie dell'apparato urinario. Come si accennava, inoltre, altri “campanelli d’allarme” in relazione alla presenza di una malformazione uterina sono rappresentati dalla difficoltà a rimanere gravida e dalla triste esperienza di un aborto naturale (specie se ripetuto).
Ogni qual volta si presenti una di queste problematiche o, comunque, tutte le volte in cui il ginecologo lo ritenga opportuno, è bene, dunque, procedere all’esame che pare essere quello più idoneo ad accertare l’eventuale deviazione uterina, individuandone anche la categoria di appartenenza e, quindi, i disturbi e le disfunzioni ai quali la donna potrebbe eventualmente essere soggetta.
L’ecografia, realizzata attraverso una sonda ad ultrasuoni inserita nella vagina (oppure, specie quando è ancora integra la barriera costituita dall’imene, semplicemente appoggiata sul ventre), riesce a rintracciare solo anomalie molto consistenti e di un certo tipo, in particolare l’utero unicorne e l’utero didelfo. Assai più preciso, a tali fini, è una species del tutto peculiare di ecografia “di ultima generazione” detta “isterosonografia”: si introduce nell’utero, attraverso la vagina, una soluzione fisiologica capace di dilatare le pareti dell’utero e permettere, così, di evidenziare meglio il profilo della cavità uterina. Simile a tale tecnica è quella denominata “isterosalpingografia”, anche se l’elemento introdotto nell’utero è un liquido di contrasto che, colpito da raggi X, è in grado di rivelare il profilo dell’utero. E’ basata sull’utilizzo di un liquido di contrasto sensibile ai raggi x anche l’urografia, anche se tale esame è consigliabile solo quando ci sia una considerevole probabilità che alle malformazioni uterine siano associate delle anomalie all’apparato urinario, dato che il liquido è iniettato per via endovenosa e successivamente espulso dai reni. L’isteroscopia (usata, come vedremo, anche per correggere l’utero setto), d’altro canto, è una metodologia che, a seguito dell’introduzione per via vaginale di un liquido, permette a una sonda a fibre ottiche di visualizzare su un monitor, ad essa collegato, la cavità dell’utero. L’esame più invasivo praticabile all’uopo, infine, è la laparoscopia: si tratta di un’operazione effettuata in anestesia generale che, tramite un taglietto nei pressi dell’ombelico, rende visibili gli organi situati nel piccolo bacino.
Per quanto riguarda l’eziologia delle deviazioni uterine, la loro formazione ha inizio addirittura nel grembo materno, nel primo mese di vita del feto. In tale fase, sia la vagina che l’utero sono organi presenti in modo duplicato, poiché hanno origine dai c.d. “corni di Muller”, due elementi anatomici che, nel mentre in cui gradualmente scendono dai reni alla vulva, tendono ad avvicinarsi fra loro fino ad unirsi. A seguito di tale fusione, qualora avvenga in modo del tutto regolare, si formano una vagina e una cavità uterina con due tube e due ovaie; in caso contrario, si verifica una delle malformazioni uterine descritte qui di seguito.
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