Insufficienza renale cronica
L’insufficienza renale è detta “cronica” quando la funzione depurativa svolta dai reni è compromessa in modo graduale e con un decorso piuttosto lento, ma irreversibile, dato che viene progressivamente annullata la capacità filtrante di un numero via via sempre maggiore di nefroni. Come già visto, quest’ultimi rappresentano le unità strutturali di base presenti nel rene in quantità notevole e sono costituite da piccoli vasi sanguigni (c.d. “glomeruli”) e da tubuli, i canali da cui fuoriesce l’urina. Dal punto di vista morfologico, la gravità dell’insufficienza renale cronica è tanto più preoccupante quanto maggiore è il numero di nefroni colpiti e “disattivati” (il termine tecnico sarebbe “sclerotizzati”).
Richiamate le osservazioni sopra compiute in via generale circa i vari tipi di disfunzioni che si verificano nell’organismo, i sintomi che si manifestano nei soggetti colpiti da insufficienza renale cronica hanno un andamento per fasi progressive.
Almeno all’inizio, è raro che la persona si accorga di essere affetta dalla patologia de quo, dato che tale fase è pressoché asintomatica. Solo successivamente l’eliminazione delle scorie e dei liquidi in eccesso subisce un ulteriore decremento, tanto che il livello di creatinina che resta in circolo nel sangue aumenta, raggiungendo una concentrazione fino a 3 mg/dl. A questo punto i reni manifestano la loro difficoltà di assolvere a pieno i loro compiti e, poiché non riescono a raggiungere livelli adeguati di concentrazione delle urine, tentano di eliminare le sostanze nocive moltiplicando il numero di orinazioni e la quantità di liquido urinario, tanto da superare anche abbondantemente i due litri al giorno. Nella fase detta “di poliuria”, in cui, appunto, si registra un’emissione spropositata di urina (soprattutto quando è in corso una malattia metabolica, come il diabete o un’alterazione nella produzione di antidiuretina), la densità urinaria è talmente bassa da mantenersi, di regola, tra un minimo di 1007 e un massimo di 1020.
Nella fase immediatamente successiva, la quantità di urina espulsa è, al contrario, inferiore alla norma (c.d. “oliguria”, ove la diuresi quotidiana sia inferiore ai cinquecento millilitri o, addirittura, “anuria”, se si producono solo pochi millilitri di liquido o non si urina affatto nell’arco delle ventiquattro ore) e la densità urinaria (che è indicativa del volume di scorie eliminate) tende a stabilizzarsi intorno a valori che, comunque, sono troppo bassi (circa 1010). Negli stadi che seguono, l’insufficienza renale cronica evolve causando una sempre più evidente riduzione del filtrato, determinando un preoccupante aumento dei livelli di creatinina, urea, fosforemia e azotemia nel sangue.
Ma è nella fase finale, quella c.d. “uremica”, che si registrano i sintomi davvero severi dell’insufficienza renale cronica, anche perché coinvolgono molteplici apparati e sistemi del corpo umano: abbiamo visto, del resto, come i reni soprassiedano a numerose funzioni, che vanno dalla depurazione del sangue, al mantenimento del giusto rapporto di concentrazione tra le sostanze che devono essere contenute nel sangue e i liquidi circolanti nell’organismo, alla produzione di un ormone, detto “eritropoietina”, il quale assicura che un numero sufficiente di globuli rossi raggiungano il fisiologico grado di maturazione all’interno del midollo osseo, per arrivare al controllo della pressione arteriosa.
E’ per questo che, in questo stadio ormai avanzato, si susseguono crisi gastrointestinali (con frequenti episodi di nausea, vomito e perfino anoressia), segni evidenti di anemia (con pallore, astenia, tendenza all’affaticamento, mal di testa frequenti), ipertensione arteriosa, aritmie e altri disturbi cario-vascolari, deficit immunologici (con facilità a contrarre virus e batteri), emorragie e tendenza a disturbi neurologici ed encefalopatie, che possono arrivare a una gravità tale da degenerare anche in coma. A tali sintomi corrispondono, ovviamente, sensibili sbalzi nell’equilibrio chimico del sangue: ad esempio, risulta assai oltre la norma la concentrazione ematica degli acidi fissi prodotti dall'organismo (soprattutto dell’acido urico), del fosforo, dell’azoto, del potassio, dei lipidi, oltre che, s’intende, della creatinina.
Quando i farmaci specifici non sortiscono un effetto soddisfacente e i sintomi diventano talmente gravi da risultare invalidanti o, comunque, da mettere in serio pericolo la vita stessa del paziente, l’unico rimedio è associare uno stile di vita sano (non fumare, non sostare a lungo in ambienti ricchi di sostanze tossiche e tenere una dieta povera di proteine) a una terapia sostitutiva, attuata tramite dialisi. In alternativa, si può percorrere la via del trapianto del rene, sempre se si ha la fortuna di avere a disposizione un donatore e non sussistono controindicazioni a tale delicato intervento.
Per quanto concerne le cause dell’insufficienza renale cronica, tra le principali sono sicuramente da menzionare le patologie renali presenti fin dalla nascita (di origine ereditaria o congenita, come la nefropatia policistica o la pielonefrite), il diabete mellito, il mieloma multiplo, le vasculiti o le altre malattie che interessano i glomeruli renali, nonché i disturbi dei vasi renali (restrizione o addirittura ostruzione dell'arteria renale oppure trombosi della vena renale). Possono essere alla fonte di un’insufficienza renale cronica, infine, anche le patologie che colpiscono i tubuli (condotti che permettono l’espulsione dell’urina) o l’interstizio, come tubercolosi renale, calcolosi, forme tumorali localizzate, gotta (dovuta all’accumulo di acido urico), ipercalcemia cronica, nonché nefropatie determinate da un’intossicazione (ad esempio per abuso di farmaci analgesici).
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