Epatite di tipo C

L’epatite C è una patologia infettiva che appartiene al gruppo dei Flavivirus e desta particolare allarme soprattutto per l’elevata percentuale (quasi il settanta per cento) con la quale si giunge alla fase cronica dell’infezione, e per il rischio preoccupante che i malati cronici contraggano la cirrosi (eventualità statisticamente rilevata intorno al 20%). Non di rado, poi, l’HCV determina danni, anche seri, i quali si manifestano in genere dopo dieci anni (ma anche fino a quarant’anni dopo) dalla contrazione del virus. Come per l’HBV, il contagio avviene tramite sangue infetto. Anche nei rapporti sessuali il virus dell'epatite C si trasmette solo se durante il rapporto vi è scambio di sangue. Non infettano infatti né lo sperma né la saliva, né le secrezioni vaginali. L’incubazione dura da quindici giorni fino a raggiungere picchi di ben sei mesi, mentre i sintomi spesso mancano e sono, salvo rari casi di morte, quelli tipici dell’epatite visti precedentemente in via generale. A partire dal 1989, anno in cui questo tipo di epatite è stato identificato con esattezza, la percentuale di nuovi casi di HCV in Italia è notevolmente scesa; ciò è dovuto anche al fatto che oggi non è più rischioso compiere delle trasfusioni di sangue, perché è possibile finalmente effettuare un’attenta valutazione delle sacche di sangue donato, tale da escludere, almeno nei Paesi industrializzati, la presenza del virus stesso. Purtroppo ancora non è stato sintetizzato un efficace vaccino per l’epatite C, tanto che le sole regole da seguire sono quelle di astenersi da comportamenti a rischio, sterilizzare strumenti chirurgici e utensili per trattamenti estetici nonché, più in generale, mantenere apprezzabili condizioni igieniche della casa e della persona.
Ecco le diverse tipologie di epatite: Epatite a - Epatite b - Epatite c - Epatite d - Epatite e