L'occlusione intestinale neonatale
L’OCCLUSIONE INTESTINALE NEONATALE
L’occlusione intestinale è una delle patologie dell’apparato gastrointestinale determinata da anomalie dello sviluppo. Essa può colpire il neonato fin dalle prime ore di vita, mettendo in pericolo, nei casi più gravi, la sua stessa vita. L’occlusione intestinale è una notevole difficoltà, tanto frequente quanto seria e rischiosa, con cui il materiale di scarto (prevalentemente gas e chilo, un ammasso di sostanze quali le secrezioni gastriche, biliari, pancreatiche, salivari e intestinali), convogliato a livello intestinale, prosegue il suo naturale corso verso l’espulsione anale. Tale ostacolo può essere rappresentato sia da cause intrinseche che da cause estrinseche all’intestino stesso (si pensi a un’ernia inguinale o ad una malformazione ano-rettale) e, ovviamente, l’entità e la persistenza dell’occlusione incidono notevolmente sulla gravità della situazione.
Ma vediamo, ora, cosa succede se non si interviene correttamente e tempestivamente. L’addensarsi del chilo determina una distensione del viscere prossimale all’occlusione e, di conseguenza, l’aumento della pressione endoluminale provoca vomito ed alterazioni nella vascolarizzazione del viscere stesso. La parete, così, va in ischemia, che, se non curata con urgenza, degenera in necrosi fino a comportare uno stato di shock; già a partire dalla fase di ischemia della parete, inoltre, subentra il rischio di traslocazione di batteri dal lue alla corrente sanguigna. Per evitare la contaminazione batterica e, soprattutto, per scongiurare l’atrofizzazione di uno o più segmenti intestinali (e perfino conseguenze più drastiche), prima ancora di giungere a un chiaro quadro diagnostico, è indispensabile procedere quanto prima a una laparotomia esplorativa, insieme diagnostica e terapeutica, come si dirà in seguito. Sarà necessario, inoltre, ricorrere subito a una serie di provvedimenti terapeutici, finalizzati a monitorare e regolarizzare il più possibile il battito cardiaco (tramite ECG) e lo stato di ossigenazione dell’emoglobina (tramite ossimetro); è necessario, di regola, procedere con urgenza, altresì, al posizionamento di un sondino naso-gastrico, nonché all’intubazione, volta ad agevolare una sufficiente respirazione e, quindi, ossigenazione dei tessuti coinvolti.
La diagnosi viene effettuata mediante l’ispezione della regione inguinale e perineale (per verificare l’eventuale presenza di un’ernia inguinale o di una malformazione ano-rettale) e la palpazione dell’addome (che permette, in certi casi, di individuare l’accumulo di secrezioni che causa l’occlusione). Altre indagini assai usate in questi casi sono, inoltre, la radiografia diretta dell’addome e il clisma opaco.