La congiuntivite (o oftalmia) da clamidia nel neonato
LA CONGIUNTIVITE (O OFTALMIA) DA CLAMIDIA
A livello statistico, la causa batterica è la seconda in grado di scatenare la congiuntivite neonatale.
Il principale agente patogeno, che in genere viene acquisito al momento della nascita, è la Chlamydia trachomatis; nel primo mese di età, infatti, quando si sviluppa una congiuntivite, intorno al 40% dei casi si tratta di un’infezione da clamidia. Quest’ultima, di regola, non compare prima di tre o quattro giorni ma, comunque, entro le due-tre settimane dal parto. La congiuntivite da clamidia, di solito, non è un’affezione particolarmente grave, specie quando, sotto il profilo clinico, è limitata semplicemente a un lieve arrossamento e a una secrezione di scarsa entità e durata. In alcuni casi, tuttavia, a una produzione di pus intensa e mucopurulenta, si aggiunge un evidente edema palpebrale e/o delle pseudomembrane. Solo nei bambini più grandi spesso si possono rilevare anche alcuni follicoli nella congiuntiva.
Sotto il profilo diagnostico, per rintracciare un’oftalmia da clamidia, di solito, si utilizza la tecnica dell’isolamento della Chlamidia trachomatis in colture tissutali. L'esame colturale della congiuntiva si può ottenere strofinando con una spatolina con cotone o con Dracon la palpebra inferiore eversa. Si sono dimostrati preziosi, a tal fine, da un lato, il test diretto con anticorpi monoclonali, in grado di evidenziare la clamidia sullo striscio di essudato purulento e, dall’altro lato, l'ELISA, un dosaggio di tipo immunoenzimatico.
Per quanto concerne le cure più appropriate, in genere si procede a una terapia sistemica, tenuto conto che oltre la metà dei piccoli affetti da questo tipo di oftalmia sviluppa dallo stesso germe anche un’infezione nasofaringea e, in casi più rari, perfino una polmonite. Di norma si consiglia la somministrazione di eritromicina etilsuccinato per un paio di settimane.