TELEFONO AZZURRO - SMARTPHONE AI FIGLI MAI PRIMA DEI 15 ANNI
04 apr. (Laura Tirloni)
Di Laura Tirloni In tempo di cyberbullismo, sexting, pornografia a portata di click ed hate speech, Telefono Azzurro si esprime sull'uso di cellulari e smartphone da parte dei minori. Il suggerimento di Ernesto Boffo, fondatore di Telefono Azzurro, è quello di dotare i propri figli di telefonino il più tardi possibile. Se strettamente necessario, a un bambino di 11 anni può essere assegnato un telefonino vecchio modello (quello con i tasti per intenderci) per comunicare con i genitori in caso di bisogno. Mentre se parliamo di smartphone con connessione a internet, mai prima dei 14-15 anni.
Questo il pensiero di Boffo in occasione dell'incontro a Roma 'Insieme per un web piu' sicuro - Be the change: unite for a better internet', in occasione del Safer Internet Day 2017, giornata mondiale per la sicurezza in rete.
Il cellulare tradizionale - aggiunge Boffo - può infatti essere assegnato al bambino intorno agli 11 anni, come strumento utile a comunicare con la famiglia in caso di necessità pratica. Crescendo potrà progressivamente accedere alla rete attraverso l'utilizzo del computer, in condivisione con la famiglia.
Viene quindi sottolineata l'estrema importanza del monitorare sempre le attività dei propri figli minori sulla rete, il che si rivela piuttosto difficile da mettere in atto se il ragazzo ha a disposizione uno smartphone con cui può connettersi liberamente alla rete senza alcun controllo da parte del genitore.
A volte i figli possono esercitare forti pressioni sui genitori per ottenere l'ultimo modello di smartphone e al più presto “perché ce l'hanno tutti”. In questi casi sta al genitore munirsi di molta pazienza e solidità per tollerare di frustrare le richieste del ragazzo, e poter rispondere alle sue pressioni con un sano “no, è ancora troppo presto”, eventualmente motivandolo con le proprie ragioni.
La rincorsa dei giovani all'accesso alle nuove tecnologie deve poter essere contenuta dal genitore vigile, che è consapevole dei rischi insiti nella rete perché ne è informato e quindi interviene ponendo dei limiti alle richieste del ragazzo, impaziente di crescere.
Dopotutto lasciamo ai figli il diritto di chiedere e a papà e mamma quello di rispondere. Talvolta anche con un sacrosanto “no”. Dott.ssa Laura Tirloni Psicologa - Psicoterapeuta |
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