LA DISLESSIA NEL SOGGETTO ADULTO
28 ott. (Laura Tirloni)
Di Laura Tirloni Nei disturbi specifici dell'apprendimento (DSA), un'alterazione neurobiologica determina un differente funzionamento di reti neurali cerebrali, deputate alla decodifica del linguaggio scritto.
L’intelligenza del soggetto con DSA è in genere nella norma o anche superiore alla media, ma questo alterato funzionamento si traduce in disturbi che possono talvolta presentarsi contemporaneamente come la dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.
Tra questi disturbi, la Dislessia costituisce quello con la maggior incidenza ed è stato pertanto oggetto di numerosi studi e ricerche a livello internazionale. Si parla molto di dislessia nell'età evolutiva, ma qual è il suo impatto nell'età adulta?
Quello che si sa è che la Dislessia persiste nel corso di tutta la vita della persona e può determinare difficoltà sia in età evolutiva, come in età adulta.
Durante questa fase di vita, la presenza di dislessia può interferire con aree di vita come il lavoro, la sfera sociale e relazionale, la famiglia, il tempo libero e la sfera emotiva (Gerber, 2011). In particolare, gli studi hanno messo in evidenza il persistere di difficoltà nelle abilità di lettura e scrittura.
Sul piano comportamentale, i soggetti dislessici adulti mostrano particolari difficoltà nell’organizzazione sia personale che professionale, nei processi di apprendimento e nella gestione del tempo.
Inoltre, sono spesso presenti defcit nei processi di comprensione di un testo scritto, nella decodifica verbale e nello spelling delle parole. I soggetti dislessici adulti si mostrano anche lenti in scrittura, presentano difficoltà nel riconoscimento dei simboli matematici e nelle procedure di calcolo a mente e possono manifestare difficoltà nell'espressione verbale (scelta dei vocaboli e sequenza degli stessi). Possono, inoltre, mostrare difficoltà di memoria, soprattutto di quella a breve termine.
Per quanto riguarda la sfera affettiva, gli studiosi evidenziano la frequente mancanza di fiducia nelle loro potenzialità, bassi livelli di autostima, vissuti di frustrazione e rabbia, in particolare rispetto alle esperienze scolastiche passate. Frequente anche una sintomatologia ansiosa legata a compiti di apprendimento e a situazioni di verifica, a volte, un impatto dell'immagine negativa di sé sulle relazioni sociali.
Nonostante queste difficoltà, i soggetti dislessici si rivelano spesso competenti in svariate aree della vita personale e professionale e talvolta appaiono in grado di compensare i deficit linguistici con ottime capacità visuo-spaziali. Appaiono intuitivi, innovativi e creativi nel 'problem solving', hanno ottime capacità di osservazione, una forte motivazione, laboriosità e buone capacità empatiche (Martin e McLoughlin, 2012).
Non a caso, tra gli studenti universitari delle facoltà artistiche, si riscontra spesso un maggior numero di soggetti dislessici.
Gli aspetti finora discussi ci inducono senza dubbio a considerare che sia necessario rivedere il modo di pensare la Dislessia. Per una maggior inclusione delle persone con DSA sarebbe opportuno evidenziare tali aspetti positivi, piuttosto che riferirsi a un modello di disabilità che descrive il dislessico alla stregua di una vittima. Dott.ssa Laura Tirloni Psicologa - Psicoterapeuta
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