ANSIOSI? NO, ESTREMAMENTE INTELLIGENTI
24 apr. (Barbara LG Sordi)
di Barbara LG Sordi - Uno studio, pubblicato sul JOURNAL FRONTIERS IN EVOLUTIONARY NEUROSCIENCE ha messo in evidenza una relazione sinora assolutamente esclusa, e cioè che gli individui con alti livelli di ansia hanno un quoziente intellettivo molto più alto di chi è calmo e sereno. Ad oggi si è sempre creduto che la capacità di razionalizzare fosse più efficace se unita ad uno stato completamente privo di stress. Una rivelazione per chi ha sempre considerato l'ansia fine a se stessa ed estremamente invalidante. Gli scienziati credono che questa relazione sia da relazionarsi alla capacità evolutiva dell'uomo, in grado di adattarsi e migliorarsi in base alle situazioni che si trova ad affrontare. Gli individui ansiosi di fronte a situazioni pericolose o incerte svilupperebbero un maggior potere cognitivo-intellettivo, legato ad una maggiore attività cerebrale che favorisce la comunicazione tra le sue diverse parti. Naturalmente si dovrà ampliare il range dei casi analizzati, sinora si è infatti concentrato solo su 26 pazienti con disturbo ansioso generale e 18 individui sani. Sorprendentemente i risultati hanno mostrato che tra i 26 ansiosi, maggiore era il livello di ansia maggiore era il QI, mentre tra i 18 sani, minore il livello di ansia maggiore il QI (dati che confermano le ricerche fatte in passato, appunto). Altra novità in campo scientifico è l'aver finalmente individuato un gene in grado di incidere sull'intelligenza, in positivo o negativo. Si tratta della scoperta di un team di 207 ricercatori capitanato dal Dott. Paul Thomson dell'UCLA, che mostra concretamente un nesso tra QI e DNA, finora ipotizzato ma mai dimostrato. Uno studio su ben 20.000 persone ha portato ad individuare nel gene HMGA2, gene legato solitamente all'altezza, la mutazione di un componente, la citosina, in timina, mutazione in grado di ridurre, o viceversa aumentare, il volume del cervello. Di molto poco in realtà (0,58% del volume totale in un cervello di medie dimensioni) e con una perdita (o guadagno) di 1,29 punti nel QI. Hanno anche notato come un gene, detto TESC, possa influenzare il volume dell'ippocampo fino al 1,2%. L'ippocampo di un adulto tende naturalmente a ridursi di volume del 0,5 % ogni anno e che la eccedenza di questo gene (due o più) potrebbe essere la causa alla base di malattie come la demenza senile, l'Alzheimer e la depressione. Thomson ha sottolineato che gli effetti negativi del gene si possono contrastare semplicemente allenando regolarmente la memoria. |
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