COSA SUCCEDE, SUL PIANO PSICOLOGICO, A UN BAMBINO CHE CRESCE IN UNA FAMIGLIA OMOGENITORIALE?
04 feb. (Laura Tirloni)
Di Laura Tirloni Cosa succede, sul piano psicologico, a un bambino che cresce in una famiglia omogenitoriale? E' una questione molto attuale che si pone spesso di questi tempi, parlando di diritti delle coppie omosessuali e di unioni civili.
Generalmente, due genitori dello stesso sesso che convivono ed hanno uno o più figli tenderanno naturalmente a dividersi i ruoli, in modo piuttosto simile a quanto accade in una coppia uomo-donna, cosicché l'uno si ritroverà a ricoprire prevalentemente un ruolo materno, e l'altro, uno più paterno.
Nel
tempo, tenderanno a consolidarsi dinamiche relazionali legate ai
bisogni affettivi del bambino, per cui ognuno dei due partner
rivestirà, in base alla sua propensione naturale, un ruolo più
normativo e rivolto all'ambiente esterno o, viceversa, uno più
protettivo e di accudimento, rivolto al mondo interno. Una complementarietà di ruoli che risulta fondamentale per una sana crescita e per la corretta costruzione dell'identità personale del minore. La questione, tuttavia, si pone anche su un piano sociale, laddove il bambino si trova ad interagire con i suoi pari e, anche in base al contesto di appartenenza, può sentirsi diverso e discriminato dagli altri. In casi come questi, le coppie omogenitoriali tendono spesso ad attivarsi per creare un ambiente il più possibile facilitante e quanto più favorevole possibile all'inserimento dei propri figli, magari frequentando altri nuclei familiari simili o realtà scolastiche con una visione più 'aperta'.
Un'altra domanda che spesso si pone è se un piccolo, che cresce in famiglie omogenitoriali, tenderà naturalmente a seguirne il modello proposto, sviluppando, a sua volta, un orientamento omosessuale. A questo proposito, possiamo dire che un minore cresciuto in un contesto omogenitoriale tenderà ad intraprendere il proprio percorso di vita e a definire il proprio orientamento sessuale, partendo da un bagaglio di conoscenze maggiore, riguardante sia il mondo etero che quello omo. In adolescenza, tra l'altro, non è raro che il giovane, ribellandosi (come naturalmente accade) all'autorità familiare, valorizzi reattivamente il mondo etero e ne assuma le attitudini.
Si tratta di coppie che attivano molte risorse nel costruire un equilibrio familiare il più possibile solido, nonostante gli ostacoli esterni e questo fa sì che la loro sensibilità ai bisogni dei figli sia un po' più elevata rispetto alle cosiddette 'famiglie tradizionali'.
I
nuclei omogenitoriali sono una realtà ancora piuttosto recente nel
nostro Paese rispetto ad altri. L'attuale confronto sulle unioni
civili, la step child adoption, l'adozione da parte di coppie
omosessuali e l'utero in affitto divide fortemente l'opinione pubblica, in parte
non ancora pronta a 'mettersi al passo coi tempi' e ad accettarne gli
inevitabili cambiamenti (come l'appena concluso 'Family Day' ci dimostra).
Al giorno d'oggi ci sono diverse forme inedite di famiglia: quelle arcobaleno, monogenitoriali, allargate, ricomposte, adottive e ci sentiamo tutti un po' disorientati di fronte a tanta variabilità. Ecco perché è fondamentale conoscere queste realtà (considerando che il pregiudizio si nutre della paura per il diverso), prima di esprimere qualsiasi giudizio.
In questo campo non esistono certezze assolute ma solo ipotesi, e anche la psicologia si adegua, utilizzando i vari studi e l'esperienza in campo clinico per avanzare considerazioni.
Le famiglie omogenitoriali sono una realtà sempre più diffusa in molti Paesi e non è possibile arrestare il corso degli eventi. E' importante dunque lavorare per contrastare quei pregiudizi che potrebbero realmente interferire con il corretto sviluppo di questi bambini. Qualsiasi scelta va fatta sempre nel loro preciso interesse. Dott.ssa Laura Tirloni Psicologa - Psicoterapeuta a Milano |
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