COLLEZIONISMO - DA SANO HOBBY A VERA MALATTIA
19 mag. (Laura Tirloni)
Di Laura Tirloni - Monete, francobolli, pupazzetti, profumi, macchinine d'epoca, bottiglie. Collezioni banali? Freud conosceva bene la passione di possedere un oggetto, di catalogarlo visto che era arrivato a collezionare circa duemila reperti archeologici. Lui stesso interpretava questa “mania” come il bisogno di creare un piccolo mondo dove esercitare una gestione e una padronanza totali. Talvolta però, questa passione può spingersi oltre, e diventare una vera ossessione. Un tratto che accomuna queste raccolte? La loro inutilità. Infatti, non è certo il possibile utilizzo del prodotto ad attrarre il collezionista, che non invia le cartoline accumulate e non gioca con le bambole sulla credenza. Al contrario, le conserva con cura e amore Come distinguere un semplice hobby da una mania, dunque? Potremmo dire che una sana passione per il collezionismo di norma rimane circoscritta entro certi limiti; non rovina la vita, non assorbe tutto il tempo a disposizione del soggetto e non lo obbliga ad attingere alle risorse economiche necessarie per la sussistenza o a un esborso superiore alle proprie finanze. E' un po' come per il gioco d'azzardo. C'è chi è in grado di puntare una certa cifra e non andare oltre, mentre altri, più inclini a sviluppare forme di dipendenza, non riescono ad esercitare un tale auto-controllo. Ci troviamo dunque di fronte a una patologia quando si scivola verso un'ossessione che tende ad invadere tutto e conduce il soggetto a trascurare affetti, lavoro, ad abbandonare ogni altro interesse e a creare problemi anche alle persone che vivono col soggetto. Qualcuno può spingersi addirittura a rubare per arricchire la propria collezione. Freud parlava di un bisogno erotico che sottendeva al collezionismo, altri studiosi ci vedono un bisogno di affermazione e un tentativo di uscire dall'anonimato, di distinguersi, di acquisire un valore attraverso la propria collezione, che può essere mostrata agli altri con orgoglio. La cura migliore è attraverso un percorso psicoterapico (eventualmente associabile ad una cura farmacologica) che aiuti il soggetto ad individuare i bisogni più profondi sottostanti al disturbo e a ridurre l'ansia ad esso connessa. |
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